STORIA DELL'ITALIA CONTEMPORANEA A

Insegnamento
STORIA DELL'ITALIA CONTEMPORANEA A
Insegnamento in inglese
Contemporary Italian History A
Settore disciplinare
M-STO/04
Corso di studi di riferimento
LETTERE MODERNE
Tipo corso di studio
Laurea Magistrale
Crediti
6.0
Ripartizione oraria
Ore Attività Frontale: 30.0
Anno accademico
2020/2021
Anno di erogazione
2021/2022
Anno di corso
2
Lingua
ITALIANO
Percorso
PERCORSO COMUNE
Docente responsabile dell'erogazione
ROMANO Michele

Descrizione dell'insegnamento

  • Conoscenza della Storia contemporanea con particolare riferimento alle questioni e alle periodizzazioni della storia d’Italia dalla seconda metà dell’Ottocento agli esordi del XXI secolo.
  • Conoscenza della metodologia di base della ricerca storica.

Sullo sfondo del mercato e della finanza internazionali, il corso affronterà l’analisi delle fasi che hanno caratterizzato la storia dell’economia italiana dalla seconda metà dell’Ottocento a oggi.

Si tratta di stadi che in taluni casi coincidono quasi perfettamente con specifiche stagioni politiche, in talaltri le attraversano nella forma di un continuum multidimensionale in cui si intrecciano emergenti orientamenti culturali, rapide o latenti trasformazioni sociali, eventi inaspettati e cruciali.

Ne scaturisce un processo di sviluppo che per lunghi tratti assume un andamento ondivago, non lineare, caratterizzato da profonde differenze territoriali; un processo che porta lentamente il nostro Paese ad affermarsi tra le principali potenze industriali solo dopo la seconda guerra mondiale.

Un ritardo riconducibile alle matrici originarie del capitalismo italiano, gravate dalla scarsezza di risorse, dalla fragilità della infrastrutturazione materiale, dalla conformazione sociale, dalle scelte di politica economica delle classi dirigenti, dalle asimmetriche risposte agli impulsi endogeni ed esogeni che nel corso del tempo da varie parti si esercitano sul sistema economico e produttivo nel complesso.

Conoscenze e comprensione

 

Alla fine del corso, lo studente conoscerà:

 

  1. i principali fattori e processi socioeconomici, politico-istituzionali, demografici, culturali che hanno caratterizzato la storia d’Italia tra la metà del XIX e gli inizi del XXI secolo, e le più accreditate interpretazioni storiografiche che ne sono scaturite;
  2. le regole metodologiche della ricerca storica.

 

Più in particolare: per quanto riguarda il primo punto, lo studente acquisirà conoscenze specialistiche concernenti i processi e le dinamiche sociali, i fenomeni di confronto/conflitto tra le diverse formazioni politiche, le scelte di politica istituzionale, economica e sociale della classi dirigenti e di governo italiane, la collocazione del nostro Paese nel sistema delle relazioni internazionali tra secondo Ottocento e inizi del XXI secolo; per quanto riguarda il secondo punto, lo studente saprà riconoscere il valore epistemologico dei risultati prodotti dalla ricerca storica e saprà condurre con rigore metodologico il processo di reperimento, analisi e sintesi delle fonti necessario a conferire attendibilità scientifica al lavoro dello storico.

Le competenze acquisite concorreranno al raggiungimento degli obiettivi formativi del Corso di Laurea Magistrale in Lettere Moderne che prevedono anche il conseguimento di una specifica preparazione e di un’autonoma capacità di ricerca nel campo delle scienze storiche.

 

 

Capacità di applicare conoscenze e comprensione

 

Lo studente saprà:

 

  • muoversi in termini diacronici, sincronici e comparativi tra i principali avvenimenti studiati;
  • cogliere le linee di sviluppo delle vicende storiche in rapporto al coevo dibattito delle idee;
  • riconoscere e comprendere criticamente le diverse opinioni e interpretazioni su un dato tema di ricerca storica;
  • distinguere il ruolo dei soggetti attivi e il peso di quelli passivi nei processi storici;
  • individuare le connessioni fra i quadri nazionali e lo scenario internazionale.

 

 

Autonomia di giudizio

 

Lo studente saprà:

 

  • individuare le forze contrapposte in campo nei diversi processi storici e valutare il loro peso e la loro persistenza;
  • cogliere le interdipendenze e le relazioni nascoste tra fatti storici;
  • interpretare correttamente le tesi interpretative e distinguere criticamente le questioni-chiave e gli elementi di prova fattuale più importanti;
  • riconoscere nelle indagini di tipo storico la scientificità contenutistica, la correttezza metodologica e l’adeguatezza di giudizio.

 

 

Abilità comunicative

 

Lo studente saprà comunicare le tematiche storiche con adeguato rigore linguistico, chiarezza espositiva e padronanza, sia in ambito divulgativo sia in ambito specialistico, del lessico storiografico (terminologia sociopolitica, giuridico-economica, ecc.).

 

 

 

Capacità di apprendimento

 

Alla fine del corso, lo studente avrà acquisito le capacità di:

 

  • approfondire e completare le proprie competenze attingendo con approccio criticamente consapevole e rigore metodologico al patrimonio bibliografico e archivistico della storiografia contemporaneistica;
  • gestire progetti di ricerca storiografica anche a partire da dati informativi provvisori o lacunosi;
  • valutare le implicazioni dei propri giudizi in rapporto a più ampie problematiche etiche e sociali.
  • Lezioni frontali con sussidi multimediali;
  • attività seminariali complementari (extra ordinem) di approfondimento tematico e metodologico svolte da studiosi di chiara fama e calendarizzate in base all’annuale ciclo convegnistico e seminariale programmato dai docenti di Storia contemporanea dell’Università del Salento.

Gli studenti (frequentanti e non frequentanti) sono tenuti a prenotarsi utilizzando esclusivamente le modalità previste dal sistema VOL.

Per la valutazione non sono previste modalità differenti per studenti frequentanti e studenti non frequentanti.

L’esame è individuale, è valutato in trentesimi e si svolge in forma orale con domande aperte volte a verificare:

 

  • le abilità comunicative nell’esporre i contenuti del corso, che dovranno essere illustrati in modo pertinente e chiaro rispetto alle domande poste in sede d’esame, secondo prospettive d’analisi spazio-temporale storiograficamente corrette e attraverso l’uso di un linguaggio disciplinare specifico (terminologia sociopolitica, giuridico-economica, ecc.);
  • le competenze acquisite in termini di conoscenza e comprensione del testo storiografico e di consapevolezza dei significati delle categorie concettuali e dei paradigmi esplicativi delle questioni affrontate e della ricerca storica in generale;
  • l’autonomia di pensiero nell’argomentare adeguatamente di fatti storici, nell’individuazione tra essi delle interdipendenze e delle relazioni nascoste, nel commento alle tesi interpretative, nel riconoscimento delle questioni-chiave e degli elementi di prova fattuale più importanti.

 

Ciascuno dei tre criteri è valutato sulla base di una scala di giudizi a quattro livelli (insufficiente, sufficiente, buono, ottimo) fino ad un massimo di 10/30 per ogni criterio.

 

Non sono previsti esami parziali.

Date degli appelli:

 

2021

  • 15 luglio;
  • 9 settembre;
  • 26 ottobre (straordinario riservato a laureandi, fuori corso e studenti iscritti in corso all’ultimo anno dei corsi di laurea triennale e di laurea magistrale che hanno terminato le lezioni del II semestre);
  • 15 dicembre.

 

2022

  • 24 gennaio;
  • 21 febbraio;
  • 11 aprile;
  • 18 maggio (riservato a laureandi, studenti fuori corso e studenti iscritti in corso all’ultimo anno dei corsi di laurea triennale e di laurea magistrale che hanno terminato le lezioni del secondo semestre);
  • 14 giugno;
  • 11 luglio;
  • 12 settembre;
  • 25 ottobre (riservato a laureandi, fuori corso e studenti iscritti in corso all'ultimo anno dei corsi di laurea triennale e di laurea magistrale che hanno terminato le lezioni del II semestre).

Non sono previsti esami parziali.

Da un’analisi degli stadi attraversati dal sistema economico e produttivo del nostro Paese nell’arco temporale compreso tra la seconda metà dell’Ottocento e l’attuale, cruciale tornante innescato dagli effetti micidiali del Coronavirus non si può solo dedurre, peraltro un po’ troppo semplicisticamente, che la storia dell’economia italiana non è stata proprio il prototipo delle storie economiche di successo, ma se ne deduce anche e soprattutto che si è trattato, e si tratta ancora, di una vicenda peculiare, di un caso a sé stante rispetto a quelli che compongono il quadro delle economie occidentali.

Nei primi sessant’anni dall’Unità, il nostro Paese fu sull’orlo del tracollo, ma dopo essere riuscito a scongiurare la bancarotta finanziaria e ad affrancarsi da una condizione di subalternità ai margini dell’Europa, si propose come «potenza debole» in ascesa, e durante il corso riformista inaugurato dalla svolta giolittiana nel primo quindicennio del Novecento, fu in grado di realizzare il take off industriale e il conseguimento di una robusta stabilità monetaria.

La Grande Guerra avrebbe mandato in fumo quelle conquiste a causa delle pesanti passività in termini finanziari, materiali e morali generate dalle esigenze della macchina bellica, che pure era servita a innescare un gigantesco congegno di mobilitazione totale da cui sarebbe derivata soprattutto un’impetuosa irrorazione di liquidità nel settore degli investimenti industriali, poi comunque pagata a caro prezzo in termini di disavanzo del bilancio e di passivi della bilancia commerciale.

Durante il ventennio fascista, la sensibile e generalizzata ripresa dell’andamento positivo di profitti e rendimenti reali vacillò paurosamente sotto la pressione dirompente generata dalla grande crisi del 1929, e solo l’intervento massiccio dello stato con l’IRI, organizzato sulla base di imprese pubbliche manageriali, su un sistema economico-finanziario in verità meno vulnerabile rispetto alle economie più avanzate, perché poco surriscaldato dalle precedenti scelte della politica fascista e per la sua stessa arretratezza strutturale, riuscì a salvare il salvabile.

Ma le disastrose conseguenze della seconda guerra mondiale, in cui la dittatura mussoliniana aveva sprofondato l’Italia, neutralizzò la maggior parte dei risultati che prima erano stati faticosamente conseguiti, e alla fine del conflitto ci si trovò di fronte all’impegnativa impresa di ricostruire dalle macerie un Paese che finalmente giungeva a una democrazia parlamentare molto più solida e matura di quella abbattuta dal fascismo. Grazie alla cooptazione del nostro Paese nel mondo occidentale sotto l’egida statunitense si evitò che l’economia italiana annegasse nel vortice dell’inflazione, e con l’assistenza finanziaria americana si scongiurò il pericolo che essa finisse poi per restare travolta dalla recessione.

Nel periodo dal 1950 al 1973, cioè nella fase di alta congiuntura della Golden Age, che coinvolse tutto il mondo occidentale favorendo tassi di crescita positivi soprattutto nei paesi che avevano perso la guerra, l’Italia registrò forti sviluppi nel settore dell’industria e del terziario, fu coinvolta in un processo di intensa modernizzazione accompagnata dai cambiamenti e dall’evoluzione, talvolta in modo contraddittorio e squilibrato, dei gusti e degli stili di vita, delle mentalità e dei costumi, della cultura e dei consumi, della stessa stratificazione sociale con l’imponente crescita del ceto medio. Intanto, il passaggio dal centrismo al centro-sinistra correva assieme al consolidamento di un’«economia mista», determinata dal saldo intreccio tra pubblico e privato, e all’incremento del flusso migratorio che dalle campagne più povere muoveva milioni di persone verso le principali aree urbane e industriali.

Quando finirono di spirare i venti favorevoli della Golden Age, l’economia italiana, sostanzialmente di trasformazione e carente di risorse energetiche e di materie prime, fu risucchiata dal vortice della crisi mondiale che agli inizi degli anni ’70 fu prima innescata dal crollo del Sistema Monetario Internazionale, con il ritorno a un sistema di cambi flessibili, e poi deflagrò a causa degli shock petroliferi di inizi e fine decennio. Le conseguenze furono la crescita dei costi di produzione e distribuzione dei beni, la copresenza di inflazione e stagnazione (stagflazione) – la cui spirale fu favorita dalle rivendicazioni salariali e aggravata da un’accesa conflittualità sindacale –, gli squilibri finanziari della grande industria, la crescita del deficit del bilancio pubblico alimentato dai provvedimenti di carattere assistenziale indotti tanto dai conflitti sulla redistribuzione del reddito quanto dalle pressioni di particolari corporazioni.

Dopo la fase espansiva del decennio successivo, l’economia italiana è entrata in una fase di latenza da cui non sembra essere più in grado di ripartire con una marcia in senso ascendente.

Lo sfaldamento del sistema della prima Repubblica ha lasciato irrisolti tutti i problemi che avevano travagliato la vita del paese.

La seconda Repubblica è nata nel segno di un instabile bipolarismo politico, una debolezza congenita che ha lasciato senza soluzione la maggior parte delle gravi questioni socioeconomiche che tormentano la nazione. Sicché, l’assenza di adeguate riforme strutturali ha aggravato i mai superati squilibri tradizionali, ai quali, tra l’altro se ne sono aggiunti di nuovi per le devastanti conseguenze dello scompiglio finanziario di Wall Street del 2008.

In definitiva, tra una irrisolta «questione meridionale», dopo che l’intervento straordinario dello Stato si è concluso agli inizi degli anni ’90 senza riuscire a promuovere nel Mezzogiorno d’Italia virtuosi e portanti processi di sviluppo autoctono, e un debito pubblico tornato ad accumularsi vertiginosamente dopo una momentanea interruzione della sua spirale in coincidenza con l’adesione all’Unione monetaria europea, oggi, alla fase economica e sociale già fortemente accidentata si sono aggiunti gli effetti disastrosi del Coronavirus che ha portato il nostro Paese a incamminarsi su un autentico “percorso di guerra” che impone una svolta profonda e ineludibile in termini di regole, programmi e strumenti in settori nevralgici come finanza e fiscalità, amministrazione pubblica e giustizia, infrastrutture e lavoro, ambiente e sistema educativo, sanità e previdenza sociale.

Il testo più adeguato allo studio e all’approfondimento di questi temi e percorsi interpretativi è il seguente:

Valerio Castronovo, Storia economica d’Italia. Dall’Ottocento al 2020, Einaudi, Torino 2021.

Valerio Castronovo, Storia economica d’Italia. Dall’Ottocento al 2020, Einaudi, Torino 2021 (nuova edizione rivista e ampliata).

Semestre
Primo Semestre (dal 20/09/2021 al 14/01/2022)

Tipo esame
Non obbligatorio

Valutazione
Orale - Voto Finale

Orario dell'insegnamento
https://easyroom.unisalento.it/Orario

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